lunedì 13 maggio 2013

UBP Un bel problema

SPORTELLO!


Ho un problema.
Una profonda afflizione, come un terreno di fondo ai miei sentimenti e sensazioni nel corso delle giornate; e anche la notte, humus da cui se ne escono sogni faticosi.
Ma non è questo il problema. Questa afflizione, col tempo e con la mia dedizione dovrebbe passare. 
Il mio problema è questo manifestino nella foto.
Oddio, adesso un problema mi è anche come chiamarlo questo foglio A4 che ho fotografato alla sede Asl di L.: locandina, avviso, .. avessi ascoltato mia mamma, lei mi diceva sempre che dovevo continuare a studiare.
Dunque il problema.
Cosa devo fare con la mia afflizione? Nel foglio della foto non c’è. Ma afflizione assomiglia un po’ a tristezza e sul foglio tristezza c’è. Devo riuscire a farcela stare io nell’A4 rispettandone l’architettura formale? Posso usare il mio pennarello? E come orientarmi con la struttura cromatica?
Che sia invece da dichiararla l’afflizione come si fa con le proprietà e con i cani?  
Io non ho dimestichezza con queste cose; ho avuto una suocera ma per breve tempo e allora non ricordo ci fossero adempimenti che la riguardassero. Una donna diventava la propria suocera ma non esistevano procedure da rispettare.
Mi son presa il giusto tempo per rifletterci su, per non affrontare la situazione con superficialità. Eppure anche sguardo per esempio e gioia, non mi portano a comprendere qualcosa di più, di sensato: quando esattamente, in ordine allo sguardo e alla gioia,  dovrei rivolgermi allo sportello? E perché ? E mi ha messo in una certa apprensione anche il punto esclamativo dopo sportello! O mamma, apprensione è nell’elenco della foto; cosa faccio, vado a trovarli allo sportello!?

sabato 11 maggio 2013

The Last Detail



E io vorrei fare un brindisi a Batman a Superman e alla Torcia Umana
(1973, Hal Ashby)

lunedì 6 maggio 2013

INTENZIONALITA' CONDIVISA

Non è il colore rosso che viene indicato dalla parola rosso, ma il gesto che indica un oggetto rosso.

Ludwig Wittgenstein, The Big Typescript


Additate un pezzo di carta. E ora additatene la forma - ora il colore - ora il numero..
Come avete fatto ?

Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche

domenica 7 aprile 2013

B come Comunicare

Una o La filiale, non so il numero, della Unicredit di cui ora mi sfugge la denominazione precisa per via delle molteplici e continue scissioni, accorpamenti, inglobalsettarizzazion, gentilframmentarizzaccorpo - ma comunque nella Città di Lissone, che vanta pari merito fama di Città del Mobile e del Design e Comune ad altissima indiscriminata densità edilizia ** - si è rifiutata, a voce di suo rappresentante dipendente di sportello, di cambiare cinque banconote da 100 euro che avrei ceduto in cambio di 1 da 500. 
Chiedo il motivo, perché questa roba non mi era mai accaduta. Qualche importante cambiamento nel sistema   mi sarà sfuggito, data una certa non recentissima tendenza a scremare e sorvolare sulla miriade di informazioni che inondano il canale uditivo trovando peraltro efficace sbarramento di percorso nell'area grigia della percezione, vuoi per naturale limitata conformazione, vuoi per consapevoli efficaci sbarramenti difensivi.
Ebbene, io una spiegazione non l'ho avuta, o meglio Signora se non è nostra cliente questo cambio non sono autorizzato a farlo, mi ha detto il rappresentante di sportello senza riuscire a guardarmi negli occhi (sarà stato autistico, mi suggeriscono). Che non è una spiegazione.
Ne stava per nascere una pesante discussione, sì, perché sempre più spesso oggi e in molti contesti diversi, cercare spiegazioni, chiedere informazioni e volerle ottenere è ritenuto far polemica e di conseguenza trattata come si merita.

Fermo restando che le risposte possono non venir date. Che non è un bel segnale.

Qualche centinaio di metri oltre, un altro istituto bancario di cui non ero correntista (La mia banca è altrove - Kundera) mi ha cambiato le banconote senza batter ciglio. 

** La maiuscola di Mobile e Design v/minuscola di densità edilizia non è una svista. L'impressione, fortissima impressione, è che valgan più gli uni che un rispettoso piano regolatore. E per il Comune e per molti dei suoi cittadini.

domenica 24 marzo 2013

AFFICHE

(Dopotutto anche in Corneille non si distingueva tra coraggio e cuore: Rodrigo, hai cuore tu?- Marc Augé, Straniero a me stesso - Bollati Boringhieri)


La gerarchia era chiara fin dall’inizio.
Ed è stata espressa in un tale modo, al primo e secondo o terzo incontro, che avrebbe dovuto capire senza ulteriori conferme che quella dichiarata era una gerarchia definitiva. O magari che la probabilità veniva giocata 1/1000, praticamente inconsistente o guadagnata col sangue.
A questa prima fortissima intuizione avrebbe dovuto ritirarsi.

1) la prima sera ha detto Io devo tornare a casa presto, lo Sa qual è la mia situazione.
2) un pomeriggio, di ritorno da uno di quelli che sarebbero stati sempre brevissimi incontri, ha detto Sa, io la domenica spesso ho impegni famigliari.
Aveva in questo modo delimitato il recinto in cui si sarebbe giocata la loro relazione e così è stato fino a poco tempo fa, quando a questo recinto è stata apportata qualche miglioria: un abbeveratoio, uno zoccolo su cui strusciare le suole infangate, un uccellino di ferro che appeso sbatacchiava al vento.

Come giustificare la sua sordità?
Be’; andava formandosi un’idea sommaria di quella persona raccogliendo pagliuzze nel corso di tanti anni, legnetti  poco più consistenti nel corso delle tante conversazioni nell’ultimo periodo, un rametto fiorito con la sua confidenza sul fatto che il suo era molto meno fidanzamento di quanto si potesse immaginare.
Si concedeva quindi di pensare che una persona della sua età che si dichiarasse meno-fidanzata-di, a una sua proposta, quella persona che da molto tempo conosceva le sue incrinature, fosse sufficientemente libera di accogliere ciò che sarebbe potuto arrivare da un nuovo incontro. Poi, inaspettatamente, la sua confidenza che davanti a una vetrina Guardava una lampada che sarebbe stata bene in una loro casa assieme. Soltanto trascorso parecchio tempo viene a sapere, pezzo qui pezzo là, che questo genere di abboccamento - cosa? ah sì, mi suggeriscono anche Rigoglio Immaginativo - era quasi regola nelle sue relazioni accessorie (..Pensi che verresti a vivere con me se le condizioni..Non avrebbe potuto accettare una nostra convivenza per via della forte differenza di età..Quando i suoi figli sarebbero stati grandi avremmo potuto andare a vivere assieme..Chi è orientato a trascorrere con me buona parte dell'esistenza deve essere al corrente di alcune mie abitudini..). Cos'è che porta una persona piuttosto attempata, una persona che mi pare si reputasse di 4°/5°, no, 3°/4° (chi cazz) livello di consapevole coscienza_coscienza consapevole_consapevolmente coscienziosa coscienza_ (chi cazz), a perseverare in questa modalità sapendo bene che l'ultima cosa che farà sarà quella millantata in queste perfide lusinghe?

Ma ecco altre avvisaglie.
3) nel corso di un fine settimana trascorso assieme (sì ho scritto fine settimana assieme, con qualche dubbio che potrebbe essere solo frutto dell'immaginazione, niente mai più avrà la parvenza di qualcosa di anche vagamente rassomigliante) un’altra sua dichiarazione spavalda stavolta, su come ritenesse incomprensibile, anzi un tantino stolto ad una certa avanzata età, farsi scappare qualsiasi opportunità di scopata.
4) la stessa sera del rientro si imbatte con un tuffo al cuore nel suo invito (anonimo ma non così mascherato da non capire immediatamente chi fosse il mittente) galante/spinto ad utente in rete.

Come giustifica la sua perseveranza?
Perché mettendo al corrente del suo stupore arriva veloce un doveroso chiarimento. E col chiarimento E’ stata solo una innocente giocosa leggerezza, è arrivata anche la notizia che la persona con cui viveva era conosciuta da entrambi: sarebbe stato d’impedimento a continuare la loro relazione appena tratteggiata? Impedimento in quei termini  non lo era; cioè che importanza poteva avere che fosse quella o un’altra persona ?
I chiarimenti sulle condizioni della sua convivenza, non chiesti in quel contesto forse per non passare da suorino pignolo, sono comunque arrivati spontaneamente nel corso degli incontri a seguire – brevi sempre giusto il tempo (gli incontri). Ci parliamo pochissimo/se ne sta gran parte del tempo a guardare telefilm nell’altra stanza/mi ha detto dall’oggi al domani che non voleva più scopare con me, raccontava con amarezza, potevo scoparmi qualcuno sul lavoro magari, per placare eventualmente le naturali istanze; ha fatto questo a me che amava/il nostro rapporto si è in breve lasciato sgretolare da questa mancanza di contatto aprendo vieppiù varchi silenziosi. Ho cominciato ad accorgermi che le sue conversazioni assomigliavano spesso a quelle un-tanto-al-chilo che si ascoltano facilmente quando si è seduti  a farsi fare lo sciampo. Assenza di autocritica in tendenza peggiorativa con l’età (come è evidente oggi che i due si contendevano a denti digrignanti  il premio F.A., Falla Autocritica).   E via così. Un bel giorno però si viene a sapere che con questa persona con cui viveva una tale avvilente relazione, in realtà ogni santo giorno (vivevano assieme) si telefonavano anche solo per un saluto; e un altro brutto giorno, in uno di quei momenti rari di intimità, all'arrivo di una di queste telefonate ** di saluto di gran fretta si va a chiudere in bagno, cosa che non faceva con le altre telefonate (tutte salvo queste e quelle di una persona con cui aveva con probabile certezza un intrigo [spontaneo supporlo, quando rispondeva masticava un commiato gutturale, un Ci sentiamo un altro momento]); chiunque altro telefonasse gli poteva capitare di venire sbattuto in viva voce. (Oh io sono così, non mi va di farmi ascoltare, mica che ci sia del riservato, no, è che io sono proprio così, ed è anche una forma di delicatezza verso chi mi chiama..) (.. ma, e i viva voce?)  Guai però a metterlo in evidenza, guai a farne motivo di dubbio (che insieme ai tanti altri potevano ben dare ragione di qualche domandarsi). Un giorno infinitamente avvilente si accorge di un fiore che stava sbadato sulla spalliera della poltrona di una stanza condivisa dai due 'molto meno fidanzati che non si immagini' e qui credo, ha avuto inizio la consapevolezza che la loro storia era giunta al termine. Con evidenza, tutte le sue iniziali e via via percezioni stavano urlando in quell'istante la loro imprescindibile consistenza. Oh em sì il fiore è per te, me l'hanno regalato, prendilo.. Oh um avevo lasciato il fiore per G, ieri abbiamo parlato di noi sai (noi erano loro due)  e non volevo dirtelo.. Un poderoso squarch ha craccato il terreno sotto i suoi piedi, era la fine, non si poteva andare più da nessuna parte. E così è stato, di lì a non molto. 
** Io la vedo un po' come Rod StewartDisconnect the telephone line Le dice in Tonight the night. 

L’innamoramento condiziona gli organi di senso e sbeffeggia l’intelletto?
5) relazioni extra. Resoconti di relazioni passate, sorvolati nel corso di tutte le loro precedenti lunghe conversazioni telefoniche, cominciano a imperversare in tutti i suoi dialoghi. Aneddoti, rimandi, ricordi da perderci la testa, oggetti di desiderio da dover tenere a bada i propri impulsi sul lavoro, oggetti di fantasie dalle più turpi alle più casalinghe. Occhi azzurri da cui non si vede (nooo non ciechi) perché non lasciarsi trasportare, la farmacia dove aveva comprato i preservativi quella volta che, etc
6) i loro incontri sempre brevissimi; sopraggiungeva una condizione di profondo malessere dell’anima o  c’era da incontrare una persona che soffriva di una penosa situazione personale che non si poteva lasciar patire sola. Le telefonate, le sue, accolte quasi con un certo disappunto: niente di personale, solo che al momento c’era un impegno, si sarebbero sentiti poi, quando possibile.

7) il sempre breve tempo trascorso assieme non mancava di essere smangiato dal sopraggiungere di telefonate quasi sempre litigiose, di un ex coniuge a cui non era mai possibile dire, Scusa adesso non posso, ti richiamo tra non molto. Nel corso di una di queste, non litigiose peraltro, vertente (ahah) su una comune conoscenza scatta il gong di fine tempo del loro incontro, e con uno sbrigativo cenno di commiato, come a un passante poco conosciuto. Poi anche le telefonate alla figlia Scusa ma devo chiamare proprio adesso. Sabato e domenica Ci sentiremo quando possibile. Perdura a qualche suo azzardo telefonico il consueto tono poco socievole E’ un’ impressione, non ce l’ho con te, è solo il monotono depressivo.

8) mai nessuna deroga alla fugacità degli incontri, mai deroghe ai consueti brevi orari e luoghi di incontro. Eppure anche questi momenti dedicati potevano all’ultimo venir meno per via di altri imprevisti più meritevoli e bisognosi. Mai nessun caffè che-ho-tanta-voglia-di-vederti. Unica eccezione, una mostra fotografica e poi subito a casa, e da qui al telefono  Adesso avrei voglia di stare ancora con te (adesso eh)
Tanti, davvero tanti  Come è bello stare con te.
Tanti, davvero tanti  Ho sempre sognato una persona come con te.
Tanti, davvero tanti  Non credevo neppure esistesse una persona come te.
Forse troppi, doveva accorgersi dell'odor di bruciaticcio. 

8) episodi di varia natura, che solleticheranno il suo naso con sempre maggior frequenza coll’infittirsi dei loro contatti di natura prettamente telefonica (sì che anche carnale) cominciano a suggerire l’idea che quella gerarchia stabilita inizialmente avvertita è cosa seria, e che le aspettative insite in quella convivenza primaria sono alimentate anziché via via scoraggiate giusto per cominciare a introdurre l’argomento. Quella loro relazione poteva anche essere una gran bella cosa ma i giochi si tenevano rigorosamente nel recinto.

9) all’ospedale un anno dopo: superfluo dire quanto stesse male; incertezza e perdurare del problema. Ma l’indole indipendente e la necessità avevano forgiato una natura che pativa poco la solitudine e la preoccupazione di un letto d’ospedale (mai eventi drastici eh). Però c’era qualcosa che sorprendeva in quella sua visita veloce che non poteva protrarre per tornare a casa e godersi il tempo libero nella temporanea assenza da conviventi. Strano contegno, ma chissà, ognuno ha il suo modo di affrontare le ospedalizzazioni dei propri amanti.  Comincio io in ordine sparso da quello degli stronzi?

10) poco tempo dopo, la doccia fredda di un’aggressione telefonica Non so come potrò parlare ancora con te diceva nella concitazione, per via di una frequentazione professionalmente poco stimata e poco condivisa. Ma era stata questa una reazione sbalorditiva soprattutto perché le motivazioni del contatto professionale erano già state ben discusse e chiarite e soprattutto non ci sarebbe stato alcun seguito.

11) si delinea confermandosi il tratto complesso e problematico dei legami con la prima famiglia. Fonte di una sempre più manifesta ansia e difficoltà di gestione e però/perciò/per l’appunto/nonostante/malgrado,  al rientro da una di queste rigorosamente cadenzate riunioni famigliari, il progetto-eventualità di andare a vivere in un appartamento attiguo a quello della figlia,  magari in età avanzata (non c'era da attendere troppo)

12) il fantasticare cospicue vincite di denaro apre all’investimento edilizio e, a cascata, chissà, i loro incontri brevi in orari e modalità da amministrazione pubblica, avrebbero potuto aver luogo nel grande salotto di una delle dimore ambite. (fondamentalmente era rimasto quel fondo snob che da solo, avrebbe dovuto bastare a mettere sull'avviso) Presumibilmente senza nulla togliere al tratto di straforo della loro relazione perché, ipotesi di smantellare casa e  rapporti con la relazione primaria non se ne fanno. Ma non se ne fanno neppure altre che li riguardino, oppure sciocchezze tanto vane e velocissime come quella che immaginava una cuoca conosciuta, al timone della cucina di una ipotetica casa comune. A ripensarci, quasi tutte le relazioni accessorie precedenti condividevano questo suo immaginare frangenti di convivenza che poi scemavano tanto velocemente (la scelta per Scemavano è spontanea ma per niente casuale) 

13) qualche sabato (2) con l’occasione di una puntata a M, perché non vedersi, è già in zona (la bassezza c'è ma non si vede; l'ipocrita spacciava  questo comportamento per delicatezza usata verso il suo timore per l'abitudinarietà); sguiscerebbe di meno un'anguilla.

14) poco meno di un anno fa una luce strozzata rischiara una svolta (poi la svolta ha oscurato quel po' di luce): dice di aver capito come mai prima e con immenso dispiacere, che aveva negato fino a quel momento qualcosa di molto importante alla loro relazione e che adesso avrebbero potuto iniziare come una nuova vita. La cosa in breve è morta lì e soprattutto è stata sempre argomento irriproponibile, pena il dissidio. Farlo apertamente è da cerca rogne. Farlo quando se ne presta il riferimento è comunque degno solo di un’anima bassa che rigurgita materia grassa, è vera ingratitudine, cieca alla totale dedizione di un’anima.
Esiste buon Dio, la possibilità di un’argomentazione da opporre ad affermazioni esposte in questi termini?

15) l’episodio del lifting: ad una confidenza lasciata scappare in un momento di debolezza, la conversazione telefonica è chiusa con una sua esortazione a non pensare sciocchezze. Il giorno seguente ritorsione che ha forma di prolungata assenza di contatto e, al suo, spietata invettiva Servi del capitalismo! (coloro che si liftano) Come posso io parlare ancora con te. Aggressione virata poi in Tutto ciò mi addolora profondamente, ecco il  perché del mio comportamento.
Come si può ragionevolmente e coerentemente (la coerenza non sarà sempre pietra miliare, d’accordo) sostenere poi che il bello e l’importante nelle relazioni è di poter parlare di ogni cosa?

16) così cominciano a non essere rare le occasioni in cui libere conversazioni, pur avviate con l’espressa richiesta di partecipazione pacifica e concluse all’apparenza come normale scambio d’opinione, vengono condotte in questo modo sleale per cui, chiusa la telefonata, si aprono contenziosi all’insaputa dell’ignara controparte. Segue protratta assenza di contatto che trova la sua ragione in un solitario rimuginìo d’opinione che facilmente conduce alla contraffazione e ribaltamento di termini e risultato delle precedenti conversazioni.
Perché ? Che sia della malafede? Che anche la sua facoltà autocritica sia in tendenza peggiorativa con l'età? Cosa si può mai comunicare se manca al fondo un intento comune, non c'è lealtà.

Insomma, il tempo come fa trascorre, la confidenza aumenta, i problemi che vivere comporta, dove più dove meno, non si fanno desiderare. Ma pur nelle difficoltà esistenziali oltre alle peculiari di questa relazione, vanno moltiplicandosi i  Quante scelte ho dovuto fare nel corso della vita per arrivare a te - Non ho mai parlato tanto bene come con te - Tu certo hai la tua complessità caratteriale ma davvero fai  la differenza – Io credo che nonostante tutto ce la faremo. A far cosa ? Adesso è abbastanza facile immaginare che il significato fosse Ce la farai ad accettare le cose come a me va bene che vadano senza crearmi più noie..

I giochi però, con lievi variazioni, continuano a tenersi nel rigore del recinto e la responsabilità viene attribuita sempre alla complessità del vivere.

17) il fattaccio brutto che 'dei figli degli altri non se ne deve mai parlare coi rispettivi padri e/o madri' perché ne può uscire solo un brutto casino. Genitore illuminato ? Evento raro, bisogna che sia davvero molto intelligente e che non sia uno stronzo. Per quanto interessa questa storia dunque non è difficile immaginare cosa è successo e come sia stata meschinamente (unica alternativa concessa, dell'imbecillità) usata una conversazione azzardata su uno dei figli che è bene ricordare, è stato sempre e tanto chiamato Stronzo dal genitore in questione che neppure si riesce a ricordarne il nome di battesimo.. Ma, non rapportandosi a uno di quei rari soggetti (davvero molto intelligenti e non stronzi) l'esito della conversazione è stato penoso.

La gelosia e il confronto sono rovinose insidie, e con le premesse tratteggiate il rischio di cascarci è quasi condizione obbligata.
I tentativi di comprensione e un’amorevole pazienza posso arginarne i danni, non senza un’indispensabile attitudine alla più rigorosa autocritica unita alla disposizione al cambiamento del proprio contegno. Il contributo in questa direzione è stato purtroppo quasi univoco; solo da una parte c'era costante tentativo di comprensione e costante obbligato riordino delle attribuzioni di significato dei comportamenti altrui. L'altra parte era immobile; anzi sempre più giudicante e subdola nell'utilizzare a proprio vantaggio la condizione precaria dell'altra, non subito però, per un breve periodo un cambiamento si è notato: significativamente contenuti gli insidiosi aneddoti sulle precedenti relazioni extra coniugali e una non più lesinata devozione era in crescendo. La datazione è incerta ma piuttosto recente; un bel momento il suo amore ha cominciato ad essere evidente. Nel suono delle parole, nell’incessante e appassionata espressione dei suoi modi, percepito inequivocabilmente nel fare l’amore. E tutto ciò ha preso anche la forma tangibile di una più frequente presenza. Tanto che dall’altra parte, quella certa selvaticità rafforzata in un’esistenza per lo più solitaria poco avvezza alla condivisione quotidiana, si andava sciogliendo, e ciò che non aveva quasi mai desiderato ora si riassumeva in quella persona che sentiva di amare. Ma è stata cosa di breve durata, e solo in corrispondenza di un’assenza protratta del coniuge convivente, per motivi puramente logistici - Quando la moglie è in vacanza - per intenderci. Ci si è accorti però solo più tardi.

E allora, senza volerne fare una questione algebrica, non si può dire che quando l’amore è grande si prende anche il suo spazio nella forma di un comportamento? Tratto peraltro distintivo di quella  relazione coniugale ancora all'apice della gerarchia, durante un lungo arco di tempo e forse ancora in atto. Ma ecco che finita la contingenza logistica viene ripristinata la gerarchia. Il tono telefonico torna a tratti distante ma Non ho niente nei tuoi riguardi, solo fatico a sopportare la sua presenza di nuovo in casa (trattenetemi voi vi prego)
Tornano con logorante cadenza ristretta la diffidenza o l’incertezza interpretativa che assumeranno d'ora in seguito quella forma ciclica di recriminazione periodica sottoforma di richiesta di spiegazioni Perché se io sono quella cosa meravigliosa e ineguagliabile che dopo di me il nulla, non rendi possibile per noi una condizione diversa? Perché per me esiste solo una forma di coinvolgimento senza tempo (il futuro) e senza spazio (il presente nella condivisione di una vita più fluida anche fuori dal recinto) simile per molti aspetti alla morte? in forma di gelosie e confronti  Perché se tra di voi dici esiste ormai solo un legame fraterno o amicale di lunga data, mantenuto da pacifici rapporti di quotidianità comune ma privo anche soltanto di quell'affetto profondo che unisce dopo tanti anni di intesa; perché allora non concedi spazio (modo forse è più appropriato, che le telefonate tra loro e la sintesi animica erano in verità stile facenti stupefacenti) a ciò che sostieni desiderare anche tu per noi ? Cosa comporta allora il mantenimento della vostra convivenza in termini di rassicurazione dello stato affettivo residuo ?
Io fatico a credere che tu lascerai mai questa persona, dimmi, non è così? Uh che brutte reazioni a volte a queste affermazioni: allontanamenti, silenzi. E negli ultimi tempi sempre peggiori reazioni; drastiche, intransigenti.
Ma, non facevano parte entrambi della stessa storia? 
Qualunque essere dotato del minimo intellettivo indispensabile, che pur ceda a porre queste domande, a fare di queste confidenze, non può che dolersi della proria debolezza e sentirsi fuori posto, con buona frequenza anche idiota, perché in casi come questo sarebbe molto meglio non chiedere, anche se la nostra necessità di sapere e il dubbio e la perplessità lo vorrebbe; se queste istanze fossero condivise o comprese non ci sarebbe da chiedere alcunché. E qui poi la gerarchia era così chiara fin dall'inizio. 
E la sgradevole percezione di sé peggiora se le risposte date (be’sì, anche ripetute allo sfinimento) sono senza la minima scalfizione quelle che Tu non ti fidi di me_ Se tu davvero mi amassi confideresti in me _ Tu non sai che persona sono io (io trovo immensamente sleale questo modo di replicare) Adesso non riesco a chiudere ma magari tra una settimana sì, un mese, un anno (dunque, sommando tutte le periodicità finora evocate siamo attorno ai 20 anni) – Adesso non posso, non ho la tranquillità necessaria, sai, la logistica, i problemi con la famiglia originaria, le condizioni economiche di mia nuora (è comprensibile, io  non sarei insensibile anche all'intervento alla giugulare dello zio di Totti, l'accesso di tracheite acuta del nipote di Fausto Papetti) Adesso no ma tra una settimana, un mese un anno - Non rovinare quanto c’è tra noi con queste storie, pensa a quanto ci siamo reciprocamente essenziali. - Il tuo vero problema e quindi il nostro sono i confronti, tu non ami me tu fai solo confronti. Buon Gesù, qui c’è una lista di priorità da sfiancare Narciso! 
A distanza di qualche anno un trito, vergognoso ritornello ormai, Adesso no ma..  Così che il cane, anzi i cani,  hanno continuato a mordersi la coda.
E sempre nell’intralcio della reciproca complessità esistenziale, che ben si sa, lesina le sue tregue, logoranti tentativi di riconciliazione e riavvio. Per un tragitto breve, stentato; a uguali premesse il risultato non cambia.

Considerazioni
Emerge il ricordo di una frase ricorrente Quando tu mi lascerai diceva; quella brutta ipotesi che buttava là per il futuro ma che forse, oggi viene da pensare, aveva seminato fin dall’inizio. Niente avrebbe potuto crescere all’ombra fredda di quella convivenza ufficiale al primo posto della complessa gerarchia, nessun germoglio avrebbe mai avuto sostegno.Ne avrebbe guardato lacrimando gli stenti finché le intemperie l’avrebbero dissolto. Poi, una bella soffiata di naso e via che si riparte.
Spesso si domandava perché, se l'amore non è solo totale condivisione, non fosse in grado di accettare le condizioni di quella relazione. Perché non fosse in grado di guardare oltre quell'unico modo meschinetto che veniva concesso di vivere. E poi, piutòst che niènt l’è mèi piutost ?
La situazione in cui si trovavano esprimeva necessariamente e soltanto che non desideravano le stesse cose? Che ognuno dava importanza diversa alle cose, che la gerarchia reciproca era diversa? 

 CONCLUSIONI
Insomma, questa è una brutta storia, molto brutta storia di tradimento. Storia perché ha coperto un lungo arco di tempo; non quello di una buona fetta di vita, ma neppure quello di un’avventura o una relazione passeggera. Senza nulla togliere a tutte e due le apprezzate versioni.Tradimento perché la malafede ha intriso e sbriciolato una relazione che a un certo punto pareva diventata inattaccabile. 
Sì; la fase di quelle premesse perigliose [vedere sopra i punti da 3 e seguenti] - dove non avvilenti, diciamolo - era stata eroicamente superata. E fin qui, tutto bene. Ma poi, il viatico a seguitare sulla strada dell’amore-dal-profondo-dell’anima [o soltanto su una buona strada, se vi fa sentire a più agio, o vi ricorda Faber o, per gli scettico-giurisprudenti nelle-more-di-un-amore-dal- profondo-dell’anima, ma, non cominciamo con le solite balle del chi può dire l’amore cos’è - che la vita è doppiezza e ambiguità- del chi sono io per dire cos’è la lealtà - e accozzaglia pusillanime di questo genere. Ben inteso, non sto negando la complessità esistenziale, sto dicendo di non intorbidare le acque approfittando della complessità], non poteva che essere una certa limpidezza di intenti. Mi spiego bene: superando la pretestuosa impasse che siamo tutti appesi a un filo, trascorso un po’di tempo si dovrebbe aver chiaro a sé stessi se siamo in grado oppure no di cambiare la nostra esistenza così come il nostro sentimento ci chiederebbe (se chiederebbe). Se trovate qualche parentesi tonda o quadra devo averla persa io. E se conoscendoci per indole, o per i nostri trascorsi finora, o fatti quattro conti, e l’ago pende sul versante del mi sa di no, allora questo è il momento di essere chiari.
Se poi non riusciamo a darci risposte ma neanche un flebile suggerimento, siamo purtroppo a livello della consapevolezza di uno scimpanzé. E la cosa comunque non deve deprimerci perché per fare un esempio, i gesti di richiamo dell’attenzione nelle grandi scimmie, gesti che riflettono un certo grado di intenzione referenziale -intenzione nel senso di intenzionalità (John R.Searle)- sono addirittura definiti (Michael Tomasello) una sorta di anello mancante verso la comunicazione umana. 
In ogni caso, se non riusciamo a farci un’idea di noi in una situazione come questa, be’, bisogna che si vada ai dadi e poi si comunichi il risultato, accada quel che accada. Perché ci viene richiesto, in tutti i modi, e perché se no ci meritiamo il dubbio.

E soprattutto, e qui veniamo al cucire su misura a questa storia il significato di malafede, è azione miserabile quella di utilizzare i passi falsi insiti (o facilmente insiti) nella precaria posizione della nostra dubbiosa Controparte, attribuendole responsabilità e sottolineandone debolezze, sapendo qual'è stato il risultato ai dadi. E sapendo bene anche che il dubbio-tarlo della nostra Controparte era proprio questo sentore di tradimento sempre in agguato, tradimento come tendenza o esito di incapacità, ad ampio spettro. Una Controparte sulla cui lealtà invece (si può dire lealtà o c’è il timore di microspie ?), se vogliamo ridurre il personaggio a un gruzzolo di noiosa prevedibile intossicante cenere ottocentesca, ci si potevano giocare le palle; e la lealtà non serve tanto ad essere certi che qualcuno non rovista nel vostro portafogli quando siete a fare la doccia, quanto soprattutto ad avere una buona comunicazione: che è tutto. Controparte che aveva da subito messo a disposizione di questa relazione la sua filosofia minima, quella del Né per ambage, in che la gente folle già s’inviscava pria che .. (Dante, Paradiso XVII 31-35). Controparte la cui periodica esternazione di dubbio/incertezza interpretativa in tutte le fogge, (in questo era una controparte patopoliedrica) invece, veniva accolta o fronteggiata il più delle volte con scenate di disperazione-silenzi protratti di amarezza-contrappunti dialogici di quelli che montano le conversazioni fino a un punto di saturazione che poi esplode merda a schizzi dappertutto (del tipo: questa domanda me l’hai fatta già 3 volte, adesso mi hai fatto la domanda per la quarta volta, ti avverto, se adesso mi fai la domanda per la 5' volta.. ecco, hai voluto fare la domanda per la 5°volta..) 


La Controparte? 
La Controparte qualche volta torna a rileggersi questa storia e affranta mette fine alla lettura spesso prima del commiato. Tutti quei sentimenti chel sentirsi affranti avviluppa scivolano con intensità variabile e secondo un calendario ancora non decifrato (un ciclo mestruale potrebbe essere di qualche orientamento) in stupore, rancore, incredulità, tristezza, un certo disgusto qualche volta (a qualcosa con finale ozzo ci pensiamo su un attimo) 



FINE


(Dopotutto anche in Corneille non si distingueva tra coraggio e cuore: Rodrigo, hai cuore tu?- Marc Augé, Straniero a me stesso - Bollati Boringhieri)









martedì 5 febbraio 2013

Q come Comunicare

Quello che Le consiglio di fare quando chiamerà, è chiedere le date di partenza dei corsi, la sede, l'impegno e la modalità di pagamento.

Non ci volevo credere, ero lì davanti a lei e l'ascoltavo ma ero anche lì davanti a lei che dicevo no, non può essere, non sono io qui, o ci manca un pezzo, o magari nel montaggio della pellicola c'è stata una sovrapposizione e questa ragazza che ho davanti non ha detto così. Ma guarda, come può essere che questa che mi dice così, è anche la stessa che prima era stata così premurosa, così pronta a soddisfare la mia richiesta - poi a casa ho chiamato alcuni di quei numeri trascritti sul foglio e due erano sbagliati, risultavano appartenere ad altri utenti, ma ancora non lo sapevo mentre ero seduta con un certo piacere e speranzosa davanti alla ragazza con il brillantino incastonato in una narice - e non è neanche detto che la responsabile di quelle trascrizioni fosse  lei, ma certo che queste cose fan brutta impressione e ci vuol niente ancora per metter tutto assieme e dirsi bah - così solerte nell'informarmi che qualche tempo fa questi corsi li sovvenzionava totalmente la regione e che c'era stato un boom di richieste e che con un evidenziatore arancione mi avrebbe indicato quelle associazioni notoriamente serie, non che le altre non lo siano per l'amor d'iddio, però.

In questo Informa Giovani - che l'assistente sociale del Comune di .. si era premurata di dirmi che le informazioni le avrei trovate là anche se giovane non ero, perché da un po' il lavoro lo cercano tutti, e infatti giovani non mi sono accorta che ci fossero o forse erano di spalle a usare la postazione internet mentre in piedi a sfogliare volantini e leggere bandi erano su per giù della mia età - in questo locale parecchio somigliante a una bibliotechina di ultima generazione al pian terreno di un edificio qualunque con le vetrine come un negozio, di quelle non belle e austere insediate in vecchi palazzi e ville signorensi, ma dove c’è quel contegnoso bisbiglìo e i tavoli dove ci si può distendere il giornale e starsene in pace per un po’mentre fuori è freddo o caldo o non c’è lavoro – c’ero entrata e la ragazza con il brillantino sulla narice mi aveva accolto e fatto accomodare di fianco a lei per cercare assieme quello che mi serviva e intanto io pensavo, chissà com’è lavorare qui, e tutto pareva procedere con scioltezza fino al momento in cui, per accomiatarsi da me e completare il suo servizio si è sentita di consigliarmi di.. chiedere le date di partenza dei corsi, la sede, l'impegno e la modalità di pagamento.

Cos’è che ci diciamo quando ci parliamo. La sera rientrata a casa, la ragazza con l’incastonatura brillante di fianco al comedone, ci avrà ripensato a quello che mi ha detto ? L’ha fatto solo perché le sarò parsa tonta a tal punto da farle temere che chiamando le Associazioni mi sarei intrattenuta in convenevoli senza arrivare al dunque, all’essenziale per poter decidere serenamente se le condizioni del corso facevano al caso mio? Cosa avviene quando decidiamo di usare queste parole e non altre; è un atto consapevole quello che produce un dialogo ? Lo è in qualche contesto e in qualche altro no ? Non è necessario che lo sia? E perché ?

domenica 27 gennaio 2013

S come Comunicare

Eric A. Havelock
DIKE
La nascita della coscienza - Editori Laterza

pag.309 capitolo XIV. La giustizia di Solone
[ ] Fu Platone, forse, [ ] capace di portare a termine la visione del concetto di giustizia perché la lingua necessaria a tale visione - una lingua aderente alla realtà - stava diventando disponibile in forma apprezzabile, su una scala vasta e sistematica che aveva una sua realtà al di fuori della coscienza dello scrittore, e che, grazie alla sua esistenza documentaria, godeva di una stabilità negata alla tradizione orale?


Lettura irrinunciabile che produce l'impossibilità di continuare a pensare a parlare e stare ad ascoltare nello stesso modo di prima.
Gif animate amoreDedico quindi a quel perfido rancoroso del mio ex fidanzato My Girl, Otis Redding - 1967


lunedì 21 gennaio 2013

IL DISSIDIO ALLA REGOLA DELL'ARTE

Danlair E.-Etiennont S.

IL DISSIDIO ALLA REGOLA DELL'ARTE editore MANyPOLAR


Il libruncolo è sottilissimo, verde scuro, carattere Courier su pagina grigio giallognola (può darsi anche un cattivo riciclo); l'Editrice è piccola, sperimentale e Canadese.
Opera prima a lungo rimaneggiata e molto ben riuscita di due giovani laureandi in giurisprudenza.

Si comincia la lettura e si scopre che tutto è sempre ineccepibilmente, dannatamente sul filo di quell'impercettibile confine che  molto spesso separa due cose. Tanto che sullo stesso esile filo sta la possibilità di una pur minima definizione di questo libro: inquietante sconvolgente divertente illuminante diabolico, sarebbero descrizioni tutte sul baratro del loro esatto opposto.
Con una certa serenità invece si può dire che sono raccontati tre casi esemplari di litigio montato ad arte su ben pochi presupposti, comunque scarsamente rilevanti presupposti, perlopiù pretestuosi ma molto abilmente manipolati e prodigiosamente affiancati da quei meccanismi di sollecitazione di risposta automatica: avete presente quando uno sta animatamente raccontando un episodio che l'ha molto emotivamente coinvolto e il suo interlocutore gli dice, Eh ma non c'è bisogno di agitarsi tanto, che è esattamente il modo per farlo ancor più animare se non incazzare. Ecco, se si è intenzionati di ficcare qualcuno dalla parte del ecco-tu-sei-sempre-il-solito, questo è uno modo vincente. Miserabile ma vincente, perlomeno in quel contesto: o, ma l'ultimo minuto prima di morire la si pagherà cara questa brutta abitudine, voglio sperare.
Insomma è il percorso decisamente originale di un ex infermiere, un sociologo e un barista che si avvicendano nei racconti, alla ricerca di supponibili scopi, nella scoperta di sorprendenti conseguenze, nell'inusitato azzardo di inconcepibili spiegazioni. Ah, le vittime.
Nulla che disturbi il gusto della lettura sapere che le vittime di questi colossali litigi, resesi conto in un diabolico insignificante frammento di millesimo di secondo, di trovarsi sul precipizio della loro trappola e di non riuscire a eluderne il fatale richiamo,  non possono decidere di desiderare altro.

Avere a portata di mano qualcuno di quei cerottini che abbassano la pressione potrebbe rivelarsi utile.