martedì 5 febbraio 2013

Q come Comunicare

Quello che Le consiglio di fare quando chiamerà, è chiedere le date di partenza dei corsi, la sede, l'impegno e la modalità di pagamento.

Non ci volevo credere, ero lì davanti a lei e l'ascoltavo ma ero anche lì davanti a lei che dicevo no, non può essere, non sono io qui, o ci manca un pezzo, o magari nel montaggio della pellicola c'è stata una sovrapposizione e questa ragazza che ho davanti non ha detto così. Ma guarda, come può essere che questa che mi dice così, è anche la stessa che prima era stata così premurosa, così pronta a soddisfare la mia richiesta - poi a casa ho chiamato alcuni di quei numeri trascritti sul foglio e due erano sbagliati, risultavano appartenere ad altri utenti, ma ancora non lo sapevo mentre ero seduta con un certo piacere e speranzosa davanti alla ragazza con il brillantino incastonato in una narice - e non è neanche detto che la responsabile di quelle trascrizioni fosse  lei, ma certo che queste cose fan brutta impressione e ci vuol niente ancora per metter tutto assieme e dirsi bah - così solerte nell'informarmi che qualche tempo fa questi corsi li sovvenzionava totalmente la regione e che c'era stato un boom di richieste e che con un evidenziatore arancione mi avrebbe indicato quelle associazioni notoriamente serie, non che le altre non lo siano per l'amor d'iddio, però.

In questo Informa Giovani - che l'assistente sociale del Comune di .. si era premurata di dirmi che le informazioni le avrei trovate là anche se giovane non ero, perché da un po' il lavoro lo cercano tutti, e infatti giovani non mi sono accorta che ci fossero o forse erano di spalle a usare la postazione internet mentre in piedi a sfogliare volantini e leggere bandi erano su per giù della mia età - in questo locale parecchio somigliante a una bibliotechina di ultima generazione al pian terreno di un edificio qualunque con le vetrine come un negozio, di quelle non belle e austere insediate in vecchi palazzi e ville signorensi, ma dove c’è quel contegnoso bisbiglìo e i tavoli dove ci si può distendere il giornale e starsene in pace per un po’mentre fuori è freddo o caldo o non c’è lavoro – c’ero entrata e la ragazza con il brillantino sulla narice mi aveva accolto e fatto accomodare di fianco a lei per cercare assieme quello che mi serviva e intanto io pensavo, chissà com’è lavorare qui, e tutto pareva procedere con scioltezza fino al momento in cui, per accomiatarsi da me e completare il suo servizio si è sentita di consigliarmi di.. chiedere le date di partenza dei corsi, la sede, l'impegno e la modalità di pagamento.

Cos’è che ci diciamo quando ci parliamo. La sera rientrata a casa, la ragazza con l’incastonatura brillante di fianco al comedone, ci avrà ripensato a quello che mi ha detto ? L’ha fatto solo perché le sarò parsa tonta a tal punto da farle temere che chiamando le Associazioni mi sarei intrattenuta in convenevoli senza arrivare al dunque, all’essenziale per poter decidere serenamente se le condizioni del corso facevano al caso mio? Cosa avviene quando decidiamo di usare queste parole e non altre; è un atto consapevole quello che produce un dialogo ? Lo è in qualche contesto e in qualche altro no ? Non è necessario che lo sia? E perché ?